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L’Angolo di Novella

 

Con i primi di marzo inizia un nuovo appuntamento per noi, ovvero l’Angolo di Novella.  Di cosa si stratta? come molti di voi sapranno la nostra Novella Baldini ha sempre scritto per noi tante poesie, da oggi, ogni mese avrà uno spazi tutto suo per raccontarsi, e raccontare le nostre imprese.

Qui sotto per voi troverete il primo regalo di parole che ci ha fatto

 

Alle «Renne» delle Terre Verdiane

Domenica venticinque febbraio duemiladiciotto:

Italia in allerta per un’ondata di maltempo eccezionale,

l’Olivia volta gallone sul divano del salotto,

sette nostre atlete a correre per un’impresa che ha del fenomenale.

Giù nella bassa, per le terre verdiane

come nel giron de’ lussuriosi

mentre gelavan nel brago i porci con le zane,

vortici d’aria gelata sferzavano volti dai tratti dolorosi.

Questo fu lo scenario lungo il percorso della maratona

in cui arie verdiane e arie siberiane

hanno scoraggiato a correr la busgnona;

per le strade, solo vere campionesse in calzamaglia senza le sottane.

Memori di quel che fece pochi giorni orsono in Lapponia Patrick Tognoni,

senza slitta e senza renne, indossando solo un sacco della spazzatura,

sprezzanti delle piaghe, del freddo e dei geloni,

le nostre Manarine han deriso, guardandole in faccia, la morte e la paura.

Mentr’elle partivan da Salsomaggiore,

la Maura accese un cero al santuario di Fontanellato…

«prima dell’arrivo – ella pensò tra sé – passeranno alcune ore:

meglio tener l’ambiente riscaldato».

Anche Mauro al calduccio in una bettola a Soragna,

attorniato da beoni dal naso rosso,

pregava che nessuna avesse in sorte il destin della lasagna,

scivolando per il ghiaccio giù nel fosso.

Il freddo surreale ricordava quello delle alte cime delle Ande,

sì che persino la Sara Brancolini

decise di non correr sol col reggiseno e le mutande,

ma si coprì con la maglietta e dei pantaloncini.

Le «scintille» ch’han sfidato le intemperie sono sette, come i vizi capitali…

Ma di vizi ne hanno pochi, sol virtù a dire il vero:

custodendo il sacro fuoco, pure come le Vestali,

hanno corso a testa alta con sei gradi sotto zero.

Arrivata con un poco di ritardo sulla linea di partenza,

la Jessica ha così iniziato l’avventura da podista:

forse venne impaurita dallo sparo – ella è contro la violenza –

o forse, per via della bufera, avrà avuto problemi con la vista.

La Mara e la Lucia hanno fatto la «ventuno»:

la prima ha trionfato

– non ce n’era per nessuno –

ma, per consolar noi povere mortali, ha detto di aver comunque faticato.

E anche la Lucia, a modo suo, ha potuto festeggiare:

al di là dell’indiscutibile bravura

e della resistenza nelle lunghe gare,

ha pure preservato una fantastica capigliatura.

La Margherita, di fede vegetariana,

non ha voluto mancar l’appuntamento alla maratona della soja;

ella disse – mentre nell’intestino sentiva gelar le foglie di lattuga e di valeriana –

«Ma vuoi mettere, a voltar gallone sul divano, come ci si annoja?»

La Barbara Bellocchio in mezzo al gelo la fa gnan ‘na piga:

senza cuffia, senza guanti e con le scarpe senza suola,

tra le arie verdiane rutta come un’oca ca pèr cla siga,

perché, invece dell’acqua minerale, ea trangugia Coca Cola.

Con la Bell e la Margherita a far la trenta

corsero l’Ilaria e la Barbara Biondini:

l’una impavida e l’altra che se vede una gallina si spaventa…

pur ritrovano però il comune accordo davanti a una bottiglia di Bellini.

La Barbara si sentiva morire in procinto di partire per la grande sfida:

ha lottato contro un freddo cagone…

«è stata dura – disse – trattenere la pipì più che battere l’Erida»,

vestita con scarponi, guanti, piccozza e pure un bel maglione.

L’Ilaria, assai invasata, non correva tanto per rimanere a galla;

ella sta facendo sacrifici e duri allenamenti:

vuole battere la «vecchia che balla»

e, per fare il tempo della maratona, il sette marzo andrà a cambiare l’assetto aerodinamico di tutti i denti.

Ormai più non bastan le parole

per queste grandi atlete, pronte per le vette himalayane…

Messner a confronto è un raccoglitore di viole

e loro le eroine delle Terre Verdiane.

Più veloci delle renne della Lapponia,

più durevoli del festival di Sanremo,

le uniche donne che non soffron d’insonnia…

Che cosa non è stato ancora detto e che altro ancor diremo?

«Sojasun Verdi Marathon duemiladiciotto»:

un’altra grande impresa è stata celebrata, tra il sacro ed il profano;

mentre l’Olivia è ancora sul divano del salotto

ad allenarsi per la gara di Varano.